E anche questa è fatta…

“Ma insomma, com’è andata in Austria?”

IL VIAGGIO:

 

Ho avuto nuovamente la conferma che il viaggio regala emozioni forti. Condividere lo spazio relativamente piccolo dell’auto per 8 ore con le persone può essere tutto fuorché indifferente.

In effetti, facendo due calcoli abbiamo percorso complessivamente più di 1.700 chilometri, per un totale di circa 32 ore di macchina. Tutto ciò, suddiviso fra due periodi, prima quello delle prove, poi quello del concerto.

Pensandoci però, è un po’ sconvolgente! Questo era sicuramente uno dei pensieri più ricorrenti prima della partenza, soprattutto per un individuo pigro e sedentario come me. Dover abbandonare casa per una settimana per poi ritrovarmi sul suolo straniero. E la lingua? E il cibo? E la gente?

IL SOGGIORNO

Tutta questa nube di pensieri sono stati subito spazzati via. Al Künstler Herberge, l’albergo riservato ai cantanti e ai musicisti, proprio di fronte al teatro, siamo stati accolti calorosamente, e non solo in senso metaforico, intendo proprio con il termostato fisso a poco meno di 30°. E c’è chi ha avuto anche il coraggio di prenotare la sauna…

Insomma, serviti e riveriti, fin troppo viziati.

In realtà però, un timore nato prima della partenza, si è confermato più volte. Non c’è verso, la cucina italiana manca, sempre e comunque, non c’è Schnitzel, Gulasch o Bretzel che regga. Manca la pasta, manca la pizza, MANCA L’OLIO!

Non manca mai la birra, alla fine, mi pare un buon compromesso…

SI VA IN SCENA

Posto riservato nel cuore del maestro Gustav Kuhn

Non è questione di presunzione, né un’ipotesi, è un dato di fatto: parole sue, quasi si potrebbero utilizzare le virgolette per citarlo. Se non lo faccio è perché queste parole le ha pronunciate durante la cena di sabato 12 maggio, asciugandosi delle finte lacrime con un tovagliolo. Tutto ciò, capirete, denota una forte dose di ironia, ma, in un modo o nell’altro, è certo che gli piacciamo e ancora non riesco a capacitarmi del perché.

Il primo fattore da prendere in considerazione sono le nostre qualità tecnicomusicali. Consapevoli di non essere il primo gruppo vocale che arriva alle orecchie del maestro e soprattutto, sicuri di non poter eguagliare le capacità di un coro professionale, ciò su cui puntiamo è la musicalità: cantare per stare bene e far star bene cantando, contando sull’intesa del gruppo. Se siamo riusciti a catturare la sua attenzione è grazie alla nostra voglia di trasmettere attraverso la musica, la tecnica non può che migliorare con il suo ausilio. Durante il concerto, il maestro ha definito l’accademia come un luogo nel quale si ritrovano artisti tanto talentuosi quanto complessi. Il significato preciso ci è ancora poco chiaro, forse presto lo scopriremo…

Il secondo fattore da considerare è la posizione del nostro gruppo vocale. Gli Stereo-Tipi, come ben sapete, nascono e crescono all’interno della scuola di musica di Borgo a Mozzano e l’area di attività è legata al territorio, alla Lucchesia e alla Garfagnana. Per cercare di rendere al meglio questo punto, immaginiamoci la diatriba fra giacca e cravatta / jeans e T-shirt.  Sembrerà un semplificazione fin troppo banale, ma in realtà la riflessione è nata proprio da ciò: l’interno del gruppo è molto vario, ci sono giacche, cravatte, jeans e T-shirt, c’è a chi la cravatta proprio non piace, c’è a chi la giacca sta proprio bene e c’è chi porta la camicia sopra i jeans (poi c’è anche chi porta i sandali con i calzini…).

Questo è solo un modo per stilizzare una sorta di dialettica fra forma e contenuto che, soprattutto frequentando l’accademia, si è mostrata. Montegral è un gran bel risultato per noi, e tutti ne siamo orgogliosi, poiché, anche se appartenente al nostro territorio, apre a spazi molto più vasti e lontani. È alto, dominante su tutta la valle, le colonne slanciano la facciata della chiesa, è bianco, è la forma. Possono dei sandali con calzini, competere con tutto questo? Il fatto è che noi non siamo né giacche e cravatte, né sandali e calzini, e forse, è proprio questa compenetrazione di forma e contenuto, è questa posizione in bilico sul confine fra le due che ha brillato agli occhi di Gustav Kuhn.

Senza dubbio, dal mio punto di vista, ciò che prevale in noi non può che essere il contenuto, e la dialettica a volte si trasforma in uno scontro: questo perché spesso la camicia mi sta troppo stretta. Ciò che conta però è l’entusiasmo che esperienze come queste ci regalano e la possibilità di trasformarlo nel canto.

-Joe

Stereo-Tipi, perché?

Non lo so.

Fare parte di un gruppo vocale non era nella lista dei desideri, certo del fatto che, guardandomi, non mi sembravo il “Tipo”…

Spesso si suppone che un corista abbia una certa cultura musicale, mista ad una passione per quel genere di musica in particolare, ed ecco perché si ritrova a cantare le tipiche “canzoni della messa” in un coro; spesso si suppone anche che ogni rassegna o concerto includa, come gran finale, un rinfresco, un buffet dove coristi e pubblico possono condividere uno spuntino e quattro chiacchiere.

Suonavo chitarra classica, ecco come sono entrato negli Stereo-Tipi: la scuola di musica di Borgo a Mozzano infatti offre un corso di canto corale affiancato alle lezioni di strumento. Più che un corso, per me era un ritrovo, un’ora piena di musica e allegria, e con questo spirito è avvenuto il primo impatto con la musica corale.

Ciò che mi stupiva era il fatto che la musica che risuonava dalle mie adorate cuffiette non aveva niente a che vedere con ciò che suonavo o cantavo all’interno della scuola di musica. Provate a immaginare un adolescente brufoloso, sfegatato per la musica degli ac/dc, cantare un brano di Palestrina… Ciò che mi stupiva continua a stupirmi tutt’oggi: se la musica è una necessità, chissà come generi differenti soddisfino i nostri vari bisogni di espressione, chissà cosa accomuna gli ac/dc a Palestrina, chissà se la mia scissione non sia in realtà un disturbo patologico?!

Ma eccomi lì, mentre mi appresto a riempire il piattino di crostini, patatine e pizza assieme a tutti gli altri. Finalmente a mio agio nella camicia, non più stretta sotto la morsa della cintura, ma libera di mostrarsi bella spiegazzata sopra ai calzoni. Nella corsa verso il cibo, il gruppo si divide: Andrea parla di un concerto meraviglioso con un amico, tenuto non so dove, né quando, ma sicuramente era un’opera di Mozart, forse Bach, o magari Chopin… Lia e Serena invece, si complimentano con alcuni membri di un altro coro, per l’accuratezza nello svolgimento di un fugato, e io mi ritrovo a parlare del tizio in terza fila che non faceva che sbadigliare e di quanto sia cattivo il farro, insieme a Felicity e Sara: per fortuna non sono l’unico scisso nel gruppo.

Ma allora perché sono uno Stereo-Tipo?

Sono più che mai lontano dagli Stereo-Tipi, la musica che ascolto solitamente è distante dal loro stile, mai avrei pensato di assistere ad un concerto dei King’s Singers, e di certo non posseggo un briciolo di cultura musicale in questo ambito; ma, allo stesso tempo, sono estremamente vicino: la sintonia che raggiungiamo intrecciando le nostre voci nel canto mi riempie, mi fa stare bene.

Se fare parte di un gruppo vocale non era nella lista dei desideri, far parte degli Stereo-Tipi è diventata una realtà bellissima!

-Joe